domenica 23 ottobre 2011

Ho bisogno di un Tom tom - intervista all'autrice

Oggi il nostro Blog ha il piacere di ospitare Adriana Pasetto, scrittrice emergente che ha da poco pubblicato il libro dal titolo "Ho bisogno di un tom tom
Passiamo ora alla presentazione della sua opera:


TITOLO: “Ho bisogno di un Tom Tom”

AUTORE: Adriana Pasetto

DATA PUBBLICAZIONE: 2011

CASA EDITRICE: Booksprint Editore

RECENSIONE:La prima opera di una giovane ragazza. Una ragazza come molte altre, ma con la grande passione per la scrittura. Una ragazza che mangia e divora parole, pur rimanendo nel suo silenzio. Una ragazza che scrive di sé, per sé. Un diario non datato, perché contano le emozioni e le sensazioni più dei giorni e delle ore, perché ricordiamo cosa abbiamo sentito nel profondo della nostra anima spesso dimenticandoci quando ciò è avvenuto. Un’ opera che vuole parlare in silenzio, che vuole aprirvi il mondo segreto di una persona e farvi entrare lentamente dentro le porte del cuore, con l’umiltà di chi sa di essere unico ma non migliore. Pensieri, poesie e racconti che per anni sono rimasti rinchiusi in un cassetto, come un sogno. “Un diario non datato e spensierato di una ragazza d’oggi. Pensieri confusi che si rincorrono senza indicare i giorni di vita ma le emozioni vissute. Idee improbabili e talvolta impossibili che vagano nell’aria attorno. O si respirano o si lasciano cadere nel vuoto. O si vivono o si sfuggono.”.
Un passaggio attraverso quel muro che aveva sempre scelto di tenere come invalicabile e che ora lasciava invece oltrepassare a tutti, aspettando un giudizio che non aveva mai voluto udire. Uno spiraglio di mondo in un arco di vita. Un’opera intimistica priva di velleità artistiche. Un titolo forse fuorviante, che richiama però precisamente alla sensazione che proviamo quando, tra i mille bivi, ci sentiamo spersi e dispersi: una ragazza che ha imparato a gioire anche del suo vagabondare tra pensieri e le riflessioni, senza scappare da se stessa. Un viaggio nelle profondità del proprio essere iniziato anche coraggiosamente e con ancora più coraggio portato a termine con la volontà di “darsi in pasto” al lettore. Non si scrive un’opera partendo dall’idea che debba piacere ad un pubblico: si scrive per se stessi, amando l’odore della carta e dell’inchiostro. La mia prima opera avrei preferito scriverla con una vecchia macchina da scrivere, perché avrebbe certamente dato alle parole quel sapore di intensità: quello stesso sapore che ora volevo trasmettere agli altri. “Perché lo scrittore non è colui che ci insegna la vita ma è semplicemente un essere umano che ci mostra la sua prospettiva del mondo con le sue parole.”

I libri si odorano, si sfogliano, si mangiano con gli occhi e si gustano con le labbra: ci appartengono come noi apparteniamo a loro; ci trattengono e ci legano; ci nutrono. Ma specialmente ci dipingono l’animo e ad ognuno lo dipingono con differenti tonalità. E ci suonano, facendoci vibrare le corde delle emozioni, e ad ognuno di noi i libri intonano melodie differenti. Come un pianista muove le sue dita leggere sui tasti, io impugno la penna e la lascio scivolare come una musica sul foglio. Al pubblico la scelta di condividere le mie sensazioni e ritrovarsi in esse o di dissentirne totalmente: nelle emozioni ogni pensiero è lecito.


INTERVISTA ALL'AUTRICE:




1 Cara Adriana a cosa ti sei ispirata per scrivere questa storia?

Mi sono ispirata a me stessa. Alla mia vita, alle mie emozioni e alle mie sensazioni, nel bene e nel male. L'unica fonte di ispirazione sono stati i miei vari stati d'animo, che spesso mutano radicalmente più volte all'interno di una stessa giornata, e le emozioni vissute, che sono abituata ad assaporare e gustare sempre completamente. Tutto ciò che ho scritto, anche se talvolta usando la fantasia, proviene dalla mia percezione del mondo che mi ruota accanto.

2 Hai sempre avuto il pallino della scrittura?

Da quando posso ricordare ho sempre preferito scrivere anzichè parlare. Ho iniziato però a farlo realmente, al fine di esprimermi, da qualche anno, fino ad arrivare alla stesura per ora completa dei miei pensieri in questo libro.

3 Come definiresti il tuo libro?

Trovo spesso difficoltà anche io nel definirlo precisamente: ho deciso di rappresentarlo nella mia mente come una sorta di diario emozionale. Astratto, fulmineo ma anche riflessivo e con una propria essenza. E' complicato definire qualcosa che per prima io ho scritto per avere una migliore conoscenza di me stessa.

4 A che tipo di pubblico lo consiglieresti?

Lo consiglierei a chiunque avesse voglia di leggere un libro certamente differente da quelli che l'editoria ora propone, specialmente nell'ambito della narrativa, e a chiunque volesse provare a conoscere tramite dell'inchiostro l'animo di una persona e trovarsi somigliante o differente da esso.

5 C'è qualche scrittore in particolare che consideri come un mentore?

Non ho mai considerato nessuno scrittore come un mentore, sia perchè le mie letture sono sempre state di molteplici tipologie sia perchè credo fermamente che scrivere sia un atto profondamente intimo. Chi sceglie di scrivere, sia che lo faccia solo in forma privata sia che scelga di presentarsi al pubblico, deve affermare la propria unicità e in questo la propria originalità.

6 Se potessi scegliere un libro tra quelli presenti in libreria , volando con la fantasia ovvio, qual'è il libro che senti come  tuo e che sceglieresti?

Nonostante i miei scritti siano completamente differenti, il libro che più sento mio è "I pilastri della terra" di Ken Follet: il complesso intreccio tra giallo e storico mi ha appassionato e, nonostante la complessità dai fatti narrati, la lettura è stata scorrevole e piacevole.

7 Hai qualche altro progetto in cantiere per il futuro?

Continuerò sempre a scrivere, sperando di trovare ancora casa editrici che pubblichino i miei scritti gratuitamente. Sto provando già a scrivere un secondo libro totalmente differente da questa mia prima opera, proprio perchè non seguo una corrente ma solo ciò che sento di fare e dire, ma ad oggi ancora cerco di sentirmi felice per quello che ho fatto, senza mai sentirmi giunta alla meta.



Non ci rimane che augurare buona fortuna a una ragazza che ha messo nel suo progetto letterario così tanto di se stessa riponendo al suo interno speranze e sogni.





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